AEROITALIA, NASCE UNA NUOVA COMPAGNIA ITALIANA

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«Sono un uomo del Sud, e voglio aiutare la mia terra e il mio paese»: lo dice con convinzione, Francesco Gaetano Intrieri, dopo aver pubblicato due post che non lasciano spazio all’immaginazione sul futuro prossimo dell’aviazione italiana: l’ex consulente e stretto collaboratore dell’ex ministro Toninelli ha infatti affidato alle pagine di Facebook l’annuncio del lancio, imminente, della nuova compagnia aerea AeroItalia con una scritta inequivocabile, “Cooming soon…” dove quel “presto”, all’inglese è veramente prestissimo: a gennaio infatti inizieranno già le selezioni. Ed eccolo il cuore del secondo post del professore attentissimo conoscitore della realtà italiana quando si parla di aerei e compagnie e nella nascente compagnia, di cui lui sarà amministratore delegato, il punto focale sarà sui dipendenti, e non su dipendenti a caso ma su quelli più, come dire, “fragili”, ossia, come si legge nel lungo post, «le persone in evidente e concreto stato di bisogno (per esempio genitori single con figli a carico e monoreddito saranno i primi ad essere selezionati ed a parità di valori professionali avranno la preferenza sugli altri, così le persone che hanno vissuto per anni il precariato)». Insomma, nessuna raccomandazione ma tanta meritocrazia. Una compagnia che lascia ben sperare: gli azionisti sono, infatti, entità importanti, basti pensare che nel CdA c’è German Efromovich ex patron di Avianca. Troppo bello per essere vero, verrebbe da pensare, ma a smentire gli scettici è proprio Intrieri. 

Boing 737 in verniciatura. Foto di Gaetano Intieri

Partiamo dal principio: quando si inizierà a volare? 
«Le posso dire il tempo stimato per ottenere la licenza di operatore aereo; credo entro il mese di marzo questo è il nostro obiettivo».

Tempi stretti, ma ci sarà il personale abilitato alle macchine? 
«Prenderemo piloti già abilitati alle macchine che abbiamo scelto». 

Sarà una diretta concorrente di Ita? 
«Non è per fare concorrenza a Ita che nasciamo. Faremo cose diverse: abbiamo un obiettivo preciso, costi definiti, un piano ponderato e competitivo. E più che competizione faremo alleanza. Di certo non sarà una piccola compagnia».

Quale sarà l’investimento? 
«Cento milioni di euro nei prossimi 18 mesi». 

Sembrano pochi…
«Sono tantissimi se conosci il mestiere, più che sufficienti per fare cose importanti».

Che tratte saranno fatte?
«Sarà un vettore perfettamente di lungo raggio con una particolare attenzione alle rotte verso il Sud America». 

Che aerei saranno?
«Su questo c’è ancora riserbo. Lo diremo quando sarà definito». 

Che compagnia sarà? Una Low Cost?
«Non sarà una low cost nel senso conosciuto, che è spesso travisato: la nostra compagnia sarà low cost nel senso che vi sarà una particolare attenzione ai costi di esercizio attraverso l’implementazione di un modello di controllo adeguato alle complessità del business». 

Il suo post si è concentrato principalmente sulle risorse umane e sulla metodica meritocratica: quante assunzioni immaginate inizialmente?
«Anzitutto saranno tutte persone competenti, che vengono dal settore. Questo ci tengo a precisarlo. Da qui a fine 2023 pensiamo poi di assumere 2/2.500 persone». 

E con che contratto? 
«Saranno contratti in linea con il mercato, rispettosi della professionalità delle risorse coinvolte e che più che a quanto prendi saranno mirati a quanto produci. Per me un pilota che vola le 900 ore delle FTL deve essere remunerato bene così come un ingegnere o una qualunue risorsa produttiva, se invece non è produttiva, allora anche se la paghi poco, non hai risolto nulla».

I dipendi di cui lei parla sono soprattutto al sud… 
«Sono figlio di sud, sono di origine calabrese. Io voglio aiutare la mia terra. Se ci faranno lavorare senza metterci il bastone tra le ruote, la credibilità degli azionisti tutti proventi dal settore è davvero una opportunità unica per il trasporto aereo italiano». 

Puntare su dipendenti così particolari, non può essere controproducente? 
«No, perché chi ha toccato il fondo non rischia di perdere il lavoro. E comunque ci tuteleremo: in aviazione se si punta sulla dimensione sociale, la pecora nera sarà il gruppo a buttarla fuori. E staremo attenti ai furbi che non saranno ammessi».

Lei ha parlato spesso di Alitalia, e nel 2020, ben 7.000 dipendenti di Alitalia firmarono una petizione per farle gestire la compagnia ma le ha sempre rifiutato di farne però parte.  
«Ho rifiutato tre volte. Non avrei potuto lavorare bene lì: io sono un tecnico e quando al Ministro del tempo chiesi determinate condizioni per accettare, capì che quelle condizioni non erano realizzabili, allora capii che nulla sarebbe potuto cambiare. Anche perché quando vai a mettere mano in certe cose, non te lo lasciano fare: mi è successo quando ho lavorato per lo Stato e dopo tre mesi me ne sono andato, dopo che hanno tirato fuori vecchie storie per denigrarmi. Funziona così quando smuovi le acque».

A proposito di Alitalia, è proprio contro i dipendenti che però è stato ingiustamente a questo punto, puntato il dito.
«In Alitalia il problema non sono mai stati i dipendenti, anzi. 
I motivi per cui Alitalia ha bruciato soldi non sono i dipendenti. 650 milioni di costi di gestione non caratteristica del 2015 sono li a dimostrarlo per esempio. L’amministrazione straordinaria in 4 ani ha bruciato una cifra iperbolica considerando anche il numero di aerei in flotta, e volgiamo dare la colpa ai dipendenti? Ma dai su siamo seri. Piuttosto io da cittadino che paga le tasse vorrei sapere dove sono finiti i circa 4 miliardi di soldi pubblici bruciati per il nulla. Ma basta puntare il dito sui dipendenti è il problema è risolto, così l’opinione pubblica è sedata.  

Tutto troppo bello per essere vero: non si rischia di deludere chi è già abbastanza deluso?
«Troppo bello cosa? Che non ci saranno raccomandazioni, ma sarà tutto trasparente. È un vantaggio a favore di tutti e gli assunti saranno valutati in maniera oggettiva, secondo il principio di mettere la persona giusta al posto giusto, pescando dal mega bacino degli ex Alitalia, ex Meridiana ed altre compagnie. Ovviamente resteranno delusi quelli che non verranno presi, ma non possiamo prendere tutti».

Come mai si è emesso in gioco con questa scommessa?
«Bella domanda, io vivo di aviazione, l’aviazione è la mia vita, per 10 anni ho detto no nel tornare a gestire un aerolinea, la mia carriera in aviazione è davvero iniziata in giovane età già a meno di 30 anni ho avuto posti di responsabilità nelle aerolinee dove ho lavorato e quindi 10 anni fa avevo pensato di dedicarmi più a lavorare con il lessor per cui lavoro ed ad insegnare in Sapienza che è una cosa che amo molto. Ma adesso sento che questo progetto è finalmente quello che cercavo e sono davvero orgoglioso di esserne parte».

 

FONTE: http://www.ilmattino.it

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